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Nanoparticelle, nuovi rischi per la fertilità maschile

MARTEDÌ 06 APRILE 2010  SCRITTO DA SEBASTIANA PAPPALARDO
Il sistema riproduttivo maschile potrebbe essere danneggiato da nuovi particolati che si ritrovano sempre più spesso nell’ambiente: le Nanoparticelle . Quello che sembra innovazione e progresso può nascondere infatti, infide sorprese. Presentate come il più avanzato ritrovato tecnologico, le nanoparticelle sono già in uso in molti prodotti di largo consumo: nei cosmetici, nelle creme solari, nei cibo, nei detersivi, nei giocattoli, praticamente ovunque. Ma che conseguenze hanno sulla nostra salute? Possono essere considerate innocue?
Le nanoparticelle sono piccolissime, ottantamila volte più piccole del diametro di un capello, sono reattive e bioattive e possono penetrare facilmente negli organi e nelle cellule per inalazione o per assorbimento da contatto. Una ricerca presentata dall’Università Statale del Michigan in collaborazione con l’Università di Rochester ha evidenziato che le nanoparticelle di carbonio prodotte da combustione sono sottoprodotti degli impianti termoelettrici a carbone, dei termovalorizzatori, degli inceneritori della spazzatura e delle macchine diesel. Si trovano anche nella produzione di “carbonio nero” utilizzato nella produzione dei pneumatici, nei componenti per vernici e negli inchiostri. La preoccupazione principale riguarda perciò i possibili effetti su chi è quotidianamente esposto alle cosiddette nanoparticelle .
In realtà nessuno sa ancora con certezza dove vadano a finire, c ome vengano metabolizzate e come reagiscono con l’ organismo, ma non si possono escludere c onseguenze per la salute. Gli studi effettuati sono ancora pochi; si tratta soprattutto di prove in vitro, o di test su animali, in cui si è già evidenziato qualche problema a livello dell’apparato respiratorio e nell’ apparato cardiovascolare.
Per approfondire la t ossicità potenziale delle nanoparticelle di carbonio, Jack Harkema, docente di Patobiologia e Ricerca Diagnostica all’Università Statale del Michigan e i suoi collaboratori hanno esposto alcuni topi di laboratorio alle nanoparticelle ed hanno riscontrato danni proporzionali al tempo di esposizione e tanto maggiori quanto minore è la dimensione delle particelle stesse.
A riguardo, è stato condotto anche uno studio nel 2009 dall’Università giapponese Oita, riportato anche dalla rivista scientifica “Fertility e Sterility”. In quel caso sono state somministrate nanoparticelle di carbonio a topi in gestazione ed è stata poi valutata la capacità riproduttiva della prole di sesso maschile. L’esame istologico ha mostrato un danneggiamento parziale dei tessuti e dei tubuli seminiferi .
Questi risultati suggeriscono che l’e sposizione fetale alle nanoparticelle è teratogena ed in particolareinfluenza la funzione riproduttiva d ella prole maschile. Saranno necessari ulteriori studi per chiarire i meccanismi con cui le nanoparticelle inducono disordini all’apparato riproduttivo maschile. Sebbene gli effetti delle nanoparticelle sugli umani debbano essere ancora determinati, è opportuno fare molta attenzione a questo problema per stabilire i limiti di esposizione lavorativa e ambientale, per proteggere la salute umana

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