Prevenzione e Salute

Predisposizione alla trombofilia e abortività

I fenomeni di abortività in gravidanza non sono purtroppo eventi rari. Le alterazioni cromosomiche, immunitarie, ormonali e uterine ed anche i fattori della coagulazione del sangue sono possibili cause di aborti ripetuti. Le donne soggette a trombofilia ereditaria, eccessiva coagulazione causata da un’anomalia genetica, sono una categoria più a rischio di aborto a gravidanza avanzata a causa di alterazioni geniche di uno o più fattori della coagulazione del sangue che determinano l’instaurarsi di una trombosi placentare, caratterizzata da una ostruzione dei vasi sanguigni placentari con conseguente morte uterina, se non gestita. La maggior parte dei difetti trombofilici sono dati dalla presenza di polimorfismi in eterozigosi, cioè presenza solo su un allele o in omozigosi cioè su entrambi gli alleli di quel gene. La trasmissione si ha con modalita’ autosomica dominante a penetranza incompleta, indipendentemente dal sesso.
Le persone portatrici delle varianti hanno una probabilità su due di trasmettere la predisposizione ai figli. In gravidanza, una condizione genetica di eterozigosi o omozigosi per uno o più di questi geni è considerata predisponente all’aborto spontaneo.

GENI DELLA TROMBOFILIA PARTICOLARMENTE COINVOLTI NELL’ ABORTIVITÀ

FATTORE II PROTROMBINA G20210A
La protrombina o fattore II della coagulazione svolge un ruolo fondamentale nella cascata coagulativa in quanto la sua attivazione in trombina porta alla trasformazione del fibrinogeno in fibrina e quindi alla formazione del coagulo. La variante genetica è associata ad elevati livelli di protrombina funzionale nel plasma e aumentato rischio di trombosi, specie di tipo venosa. Per gli eterozigoti c’è un rischio aumentato di 3 volte di sviluppare una trombosi venosa, di 5 volte per l’ictus ischemico, di 5 volte per infarto miocardico in donne giovani, e in donne che assumono contraccettivi orali

FATTORE V LEIDEN G1691A
Il fattore V attivato è un cofattore essenziale per l’attivazione della protrombina (fattore II) a trombina. Il suo effetto pro-coagulante è normalmente inibito dalla Proteina C attivata. La sostituzione di una G (guanina) con una A ( adenina), comporta la sostituzione con la glutammina che impedisce il taglio da parte della Proteina C attivata. Ne consegue una resistenza alla proteina C attivata (APC) ed una maggiore attività pro-coagulante del fattore V attivato che predispone alla trombosi.

FATTORE V R2 H1299R Genotipo AG Eterozigote
La presenza della eterozigosi nel Fattore V R2 da una leggera resistenza alla proteina C attivata. La prot. C ha il compito di contrastare l’eccessiva funzione dell’attività coagulativa mantenendo fluido il sangue. Il polimorfismo in eterozigosi ne ostacola l’attività anticoagulante ma meno della forma omozigote mutata

MTHFR C677T
L’enzima MTHFR – metilentetraidrofolatoreduttasi è coinvolto nella trasformazione del 5-10 metilentetraidrofolato in 5 metiltetraidrofolato, che serve come donatore di metili per la rimetilazione della omocisteina a metionina tramite l’intervento della vitamina B12 La presenza di un allele mutato ed uno normale (wilde type) abbassa l’attività enzimatica del 35%

MTHFR A1298T
L’enzima In eterozigosi mutato presenta una attività diminuita del 65 % circa possono causare la deficienza di MTHFR con possibile comparsa di omocisteinemia e bassi livelli plasmatici di acido folico.
I doppi eterozigoti per l’MTHFR sono considerati eterozigoti composti e la carenza di attività dell’enzima si abbassa ulteriormente. Tale variante comporta livelli elevati nel sangue di omocisteina

PAI-I INIBITORE DEL PLASMINOGENO 4G/5G 
L’inibitore dell’attivatore del plasminogeno di tipo 1 (PAI-1) rappresenta il principale inibitore del processo di attivazione del plasminogeno nel sangue. È noto che esso contribuisce alla formazione del trombo e, conseguentemente, all’insorgenza e allo sviluppo di patologie cardiovascolari sia acute che croniche. I livelli plasmatici di PAI-1 sono regolati geneticamente ma, soprattutto, sono correlati ad una serie di fattori di rischio per l’aterosclerosi quali, ipertrigliceridemia, diabete, ed insulino-resistenza

BETA-FIBRINOGENO G455A
Un polimorfismo presente nella regione promotore del gene del beta Fibrinigeno (FGB), consistente in una transizione G->A in posizione nucleotidica -455, è associato con livelli plasmatici elevati di Fibrinogeno. La coagulazione è un processo sequenziale in cui i fattori della coagulazione si attivano tramite la cascata coagulativa e si ha la conversione di fibrinogeno in fibrina, che insieme alle piastrine è in grado di fermare l’emorragia e formare il coagulo.

Quando c’è un deficit di uno o più fattori della coagulazione, e fra questi il fibrinogeno, la cascata non si attiva correttamente, non si formano i coaguli e si rischia di avere un sanguinamento, al contrario se il fibrinogeno è alto si rischia il coagulo